sabato 26 giugno 2010

UNA QUOTA DI CAOS SOSTENIBILE?!

Dopo alcuni anni di esercizio (alla meno peggio...) della professione di capo, sono giunto alla conclusione che il mio obiettivo non è quello di avere la situazione “sotto controllo”, ma bensì di avere “una quota di caos sostenibile”.
In queste settimane casa mia è quasi una comune; ospitiamo due amici sotto a sinistra e due cognati sotto a destra. Girano per casa amici degli amici per visione di partite di calcio, con lancio di improperi e sedie in tutte le direzioni. Ci sono dai sei ai sette computer che girano per la rete, alla ricerca ossessiva e malata di partite di calcio, da vedere in barba a Murdoch. Là fuori poi ci sono:
I nostri gatti (troppi per i miei gusti) che generano altri gatti, che nascono muoiono e io non so nè dove nè quanti, sommati a gatti che hanno chiesto asilo politico (che io non voglio concedere, ma gli altri membri della comune si, al di là di quanto dichiarano pubblicamente...). Alcuni vanno a cagare nell'orto, magari dove io ho appena trapiantato dei piantini, che loro mi devastano.
Conigli in numero imprecisato; imprecisato da quando una coniglia è evasa gettandosi dalla gabbia, trasferendosi per protesta nel recinto delle galline, dove ha generato conigli piccoli (non si sa dove li ha fatti, quanti siano, dove vivano, quanti siano sopravvissuti all'attacco della volpe). Ogni tanto un piccolo ribelle viene catturato da un membro della comune, dopo appostamenti, progetti di trappole e notti insonni; dopo meno di 12 ore un altro membro della comune libera il prigioniero, restituendolo alla libertà con un blitz notturno. Sia il cacciatore che l'animalista vengono a contarla a me: uno è stressato perchè ci ha messo giorni a prenderlo, e non capisce come abbia fatto ad evadere; l'altra viene a spiegarmi che “lui è nato libero, non si può chiuderlo in gabbia, capisci?”. Io non voglio capire niente, parlatevi fra voi.
Galline; le uniche bestie utili di tutta la casa (perchè i conigli li teniamo per mangiarli, poi li lasciamo crescere così tanto che toccano il soffitto della gabbia, e quando mi decido a sterminarne uno o due, la carne sembra marmo...). Qualche settimana fa è venuta la volpe, ha sterminato l'80% del mio harem, si e salvato qualche coniglio, di quelli nati liberi, e una gallina, che aveva appena prodotto un pulcino. Da allora i due vivono in una gabbia di dimensioni così lilliputiane, che se vengono gli animalisti mi bruciano casa. Mia moglie però, che è l'animalista più assatanata della comune, non vuole liberarli “non ancora”, dice. Ma perchè? Boh?! Adesso sono appena arrivate le galline nuove, dopo meno di 12 ore dall'apertura del pollaio, una era già fuori dal recinto, nel bosco, sul tetto del garage, di casa, in giro per il cortile, sulla catasta di legna, e non si sa dove altro. Finchè si è buttata di sotto, è stata catturata tramite lancio di una coperta e rimessa nel pollaio. Fino a quando?

HO VISTO UN UOMO, HO VISTO UN GENIO.

Un uomo. La pelata gli prende tutta la testa, solo sui lati è rimasto qualcosa. Il riporto parte dalla nuca, quasi dal collo, percorre tutta la parte sopra della testa e, nei pressi della fronte, si divide in due curve che svirgolano, una a destra e l'altra a sinistra, quasi due riccioli, come certe colonne di marmo. Il tutto appiattito, aderente alla pelle della fronte. Spettacoloso, un genio dell'estetica.

venerdì 25 giugno 2010

NOSTALGIA CANAGLIA

Quando Grosso stava per tirare il rigore decisivo dissi al tipo vicino a me: “guarda, non ci conosciamo, ma se va dentro ti abbraccio...”. Dopo un attimo sembravamo due amanti, e per alcuni minuti non seppi dov'era finita mia moglie. Le parole del telecronista che annunciava che eravamo campioni del mondo le sentii per la prima volta mesi dopo alla tv. Per qualche minuto fu la follia collettiva. Abbracciai tutti quelli che avevo vicino e lontano, conosciuti e sconosciuti, donne vecchi uomini bambini belli brutti. Un casino totale. Dopo la partita andai a Pinerolo con amici, tutte le porte della macchina aperte, tanto la strada della valle, ed anche più giù, era invasa di gente a piedi in auto bici motorini cani gatti belli brutti. A Pinerolo Piazza Cavour scoppiava di gente, nemmeno una macchina solo persone bandiere famiglie ragazzi birre gente uomini donne belli brutti.

Sotto i portici c'era un camion (…) con una banda di fiati sul cassone che suonava l'inno di Mameli, e centomila di persone che cantavano a squarciagola.

Ma oggi non posso lamentarmi. Sono fortunato. Sono un maschio italiano che, a 43 anni, ha già vissuto due volte un mondiale di calcio vittorioso.

A uno slovacco un privilegio così non succederà mai...

domenica 20 giugno 2010

"SIETE LA MIA FAMIGLIA"

"Siete la mia famiglia". Una frase che ripete spesso, Monia. Quando è qui a Torre Pellice, ma soprattutto quando noi siamo da lei. La prima foto non poteva che essere per lei. L'anello di congiunzione tra noi ed Oum Dhouil, tra noi e tutti gli altri che sono ritratti sotto. Frase ricorrente quando parla dei suoi adorati nipoti: "Hai visto Cello? Sono trimendi!"

Ouassila è sempre stata la mia preferita, con quel suo sorriso contagioso, le barzellette sporche, le sue pappette per mantenersi bella ciccia. Suo figlio Youssef non poteva che essere un bimbo allegro.

Habiba controlla tutto. Non sembra, ma è così. "non muove foglia che Habiba non voglia"!

Hassin nella casa in costruzione ad Hammamet. L'ultimo investimento di una famiglia di imprenditori.

Nabil, fratello di Monia. Proprietario di un distributore di benzina sotto casa, giovane imprenditore. Il preferito di mia figlia.

Fehdi, figlio di Nabil, bel bambino a tavola. Sorriso che conquista.

Moufida ha sposato Nabil all'età di 16 anni, gli ha dato quattro figli. Il suo matrimonio è stata una delle esperienze più forti tra i viaggi fatti a Oum Dhouil in questi 18 anni.

Djamel, marito di Ouassila, dopo anni di corte serrata. Tenerissimo con i bambini.

Linda, la prima figlia di Nabil e Moufida, oggi una ragazzina riservata e silenziosa.

Nel 1992 Noura si alzava tutte le mattine alle 5, tirava fuori tutti i tappeti in plastica della famiglia e inondava il cortile d'acqua. Oggi fa la stessa cosa, solo che si alza ancora prima. Tiene in braccio Hanin, ultima nata in famiglia, figlia di Nabil e Moufida.

Youssef, figlio di Ouassila e Djamel, bimbo allegro e musicale. Appena sente qualcuno che canta o la nota di una canzone, subito si mette a ballare.

mercoledì 16 giugno 2010

Convalido l'iscrizione a Paperblog sotto lo pseudonimo di marcellogaletti

Da oggi il blog è visibile anche dal sito PAPERBLOG (http://it.paperblog.com/). Questo post serve anche come conferma dell'iscrizione. Ciao.

GENTE DA MERCATO



Anche questa volta il mercato di Menzel Temine è stata una miniera di foto da fare. Ho sempre un pò di timore nel fotografare la gente, perchè non tutti apprezzano. Loro tre invece si sono proposti, ed è stato un piacere

domenica 13 giugno 2010

LETTERA AD UN COSTRUTTORE DI "FINESTRE"

Ciao Bill, volevo dirti che ieri è arrivato un sudafricano in casa mia. Si chiama UBUNTU, che nome, eh? Vuole dire "io sono ciò che sono per merito di ciò che siamo tutti". Ha preso il posto di quella cosa che fai tu, molto diffusa nel mondo, diciamo che ce l'hanno quasi tutti, quasi. Io ad esempio non l'ho più. Tutti i programmi sono open source, liberi, gratis, e riesco a fare le stesse cose di prima. Ho anche risparmiato 12o euro, così ho usato una (piccola) parte dei soldi che non ha dato a te per comprare un computer con più memoria.
Adios.

CON LA TESTA SULLE SPALLE

Giovane trasportatore di teste, mercato di Menzel Temime.

LO SPACCIO DEL SIGNOR MAHMOUD


Quando siamo stati ad Oum Dhouil la prima volta era il 1992. Lo spaccio del Signor Mahmoud era l'unico negozio del villaggio, dove si trovava quasi di tutto. Dal Signor Mahmoud c'era anche l'unico del telefono del villaggio, dove tutti andavano per chiamare e per farsi chiamare.
Oggi fuori dal suo spaccio sono cambiate molte cose, sono nati altri negozi, molti paesani hanno il cellulare, da Monia quest'anno abbiamo trovato internet, vicino al negozio è cresciuta alta la torre del minareto.
Ma lì dentro è rimasto tutto come allora. Il Signor Mahmoud arriva allo spaccio, si mette il grembiule, e si occupa dei clienti. Solo i suoi capelli e quelli del suo aiutante, lo stesso di 18 anni fa, un pò più bianchi.

martedì 8 giugno 2010

Nel pollaio giornata di vita. Nel pollaio giornata di morte.

La giornata inizia con una gioia grande per la nascita del primo pulcino in questa casa. E' solo uno, si solo uno, ma è stata una gioia vera, la gioia della novità. Sono andato a svegliare Moni per dirglielo.
Adesso ho appena finito di mettere in un sacco tre delle nostre cinque bellissime galline, grandi, grosse, stavano facendo un sacco di uova. La quarta se l'è portata via, quella bastarda (domani non la penserò questa cosa, ma ora si). La quinta, la chioccia, la avevamo messa in una gabbia isolata con il suo pulcino da meno di un'ora...

E' TORNATO GIU'

Astro Soichi, l'astronauta giapu che faceva foto dalla stazione spaziale, è tornato con i piedi per terra. In questi mesi ho guardato le sue foto quasi ogni giorno. Ti consiglio di dare un'occhiata alle sue immagini su Twitter, cliccando QUI. Alcune foto sono meravigliose, quasi... spaziali...

lunedì 7 giugno 2010

A CASA DI OUASSILA I BAMBINI GIOCANO A NASCONDINO

Qualcuno è già nascosto mentre ancora si decide chi deve contare...

Mohammed nascosto sul tetto

Fehdi dietro l'angolo

Anche Hassin...

LA FOTO MIGLIORE

Eccola qua. E’ la foto migliore del viaggio di quest'anno in Tunisia.













E' la foto che non ho fatto; la foto di lui, uno dei personaggi più interessanti, diciamo anche affascinanti, che ho incontrato al villaggio. Il suo soprannome è quello del famoso terrorista. Quello che non si sa dov’è, se c’è, se c’è mai stato, se è vivo, morto, se da anni vive nelle grotte del Pakistan o chissà dove. Già nel fatto che gli abbiano affibbiato quel soprannome vedo come un’ironia in questa gente, osservante ma senza esagerare. In effetti sua moglie è l’unica del villaggio che esca così. Invisibile. Nel senso che non si vede nulla, nemmeno gli occhi, nascosti dietro una griglia di stoffa, come non si vede un centimetro di pelle. Peraltro dicono tutti che lui è molto bravo con lei. Però il suo modo di essere gli crea problemi non da poco; tipo il fatto di non potere praticamente lavorare, tempo fa lavorava in un bar del villaggio, venne la polizia e disse: “se non lo fate fuori, vi chiudiamo il bar”; ci vanno spesso i poliziotti da lui, si dice che gli mettano la casa in aria, si dice che lo picchino, di sicuro lo marcano stretto; come tutti quelli in odore di estremismo che, se esagerano, o se l’autorità pensa che esagerino, semplicemente spariscono, come quel professore del paese vicino, portato via un giorno e mai più visto. Ingoiato dal deserto.
L’anno scorso siamo stati invitati a casa di "Bin Laden", sua moglie aveva appena partorito; le donne entrarono a vedere il bimbo e la Signora, noi maschi fuori in cortile a parlare con lui.
Un giorno ci siamo “sfidati” per mezzo pomeriggio. “dai, fatti fare una foto, solo una, anche da dietro!”, “solo se tu ti fai circoncidere!”, poi mi chiama in un angolo e sottovoce mi dice: “sai, anche sessualmente è meglio…”, allora io lo tiro ancora più nell’angolo e gli dico che sono soddisfatto così, con il mio pezzetto di pelle in più. E giù a ridere, tutti e due.
Avrei potuto fargliela di sorpresa o di nascosto, quella foto, ma non mi andava. Non ci voleva niente, lui era seduto la davanti al bar, io dietro al muro all’ingresso di casa, mettevo la macchina foto fuori e scattavo senza nemmeno guardare, lo beccavo di sicuro. Ma non l’ho fatto, perché lui non gradisce e io lo rispetto. A un certo punto, con la scusa di discutere di foto di qua e circoncisioni di là, si è avvicinato un po’ troppo all’entrata di casa, dove Ouassila stava depilando le gambe di Moni con la ceretta. Quindi la mamma di Monia, Habiba, lo ha scacciato a male parole. Si è allontanato zitto zitto verso il bar. Poi dopo un po’ mi fa cenno di avvicinarmi e mi chiede del mal di schiena di mio suocero, che in effetti si è visto poco in giro per il villaggio, proprio per quel dolore. Allora gli dico: “se ti fai fare una foto, ti dò la cartella sanitaria di mio suocero!”, e lui ride con i suoi occhi svegli. Dopo un po’ mio suocero arriva e parlano sul serio del mal di schiena, perché lui ha studiato un casino, in Francia ma non solo, è specializzato in medicina alternativa, e sa un mucchio di cose, uno di quelli che staresti ore ad ascoltare. Poi, a un certo punto, saluta e se ne va verso il tramonto, verso casa sua, con quell’andatura ciondolante...